Con chirurgia robotica si indica un tipo di operazione effettuata grazie a tecnologie avanzate, che prevedono l’utilizzo di una sofisticata piattaforma chirurgica in grado di riprodurre, miniaturizzandoli, i movimenti della mano umana all’interno delle cavità corporee, o comunque nel campo operatorio.
La protesi al ginocchio viene impiantata quando l’articolazione che unisce femore e tibia si danneggia in modo irrimediabile e in presenza di artrosi. Tra i fattori che favoriscono lo sviluppo di infiammazioni croniche al ginocchio, spiccano: l’età avanzata, l’obesità, un trascorso di infortuni e operazioni di rimozione del menisco, secondo i metodi chirurgici più utilizzati nei decenni passati.
Con la sua applicazione, si mira a ripristinare una certa mobilità articolare e ad alleviare la sensazione dolorosa, che caratterizza le lesioni gravi del ginocchio. L’intervento di protesi al ginocchio è invasivo e richiede una riabilitazione appropriata, ma i risultati sono più che confortanti. Il paziente, infatti, può tornare a condurre una vita normale, senza particolari limitazioni.
L’ultima frontiera per questo tipo di interventi è la chirurgia robotica che si sta diffondendo anche in Italia. Si tratta di un sistema tecnologico, che consente di raggiungere un livello di accuratezza che nessuna mano e nessun occhio umano riesce ad avere. E questo può fare la differenza. “La protesi viene scelta, tenendo conto delle caratteristiche anatomiche del paziente, mentre il sistema robotizzato permette di personalizzare la procedura chirurgica, dando il massimo beneficio al paziente: minor dolore fisico e recupero della piena funzionalità in minor tempo.
L’intervento viene eseguito attraverso una minima incisione chirurgica. Alla gamba e alla coscia vengono applicati dei sensori per la navigazione robotica e uno strumento apposito permette la ricostruzione 3D.
Il chirurgo effettua uno studio del movimento di flessione e estensione del ginocchio per misurare la tensione dei legamenti. In base alla ricostruzione 3D e allo studio cinematico, il medico è in grado di porre le componenti protesiche nella posizione ottimale con un margine di errore inferiore a 0.5 mm.
Il robot per la protesi al ginocchio permette al chirurgo ortopedico di impiantare protesi di ginocchio totali e monocompartimentali, con accuratezza e precisione impensabili ad occhi e mani umane. L’estrema precisione data dal robot riduce drasticamente gli errori di posizionamento della protesi, che sono tra le cause di fallimenti e complicazioni quali instabilità, dolore, mobilizzazione e usura delle componenti protesiche. Grazie alla chirurgia robotica, invece, si è in grado di eseguire interventi di protesi di ginocchio precise in rapporto anche alla tensione dei legamenti, tenendo conto dell’anatomia, cinematica (movimento) del ginocchio e richieste funzionali di ciascun paziente.
Camminare senza dolore? Con il robot si torna a fare sport in sicurezza.
Al contrario di quanto si pensi, l’artrosi di ginocchio non colpisce solo gli anziani. Traumi giovanili ai menischi o ai legamenti, malattie infiammatorie o reumatiche, ginocchia “storte” in varismo o valgismo (a X o “del fantino”), aumentano il rischio di degenerazione della cartilagine articolare che porta all’artrosi precoce. «Quando la degenerazione della cartilagine colpisce solo un compartimento dell’articolazione del ginocchio, l’intervento può richiedere una piccola protesi chiamata monocompartimentale, che sostituisce solo la parte di ginocchio “usurata”. Nell’artrosi avanzata, invece, è necessario sostituire tutta l’articolazione con la protesi totale. Oggigiorno, complice anche l’aspettativa di vita più lunga e, in generale, più attiva, i pazienti non chiedono solo di camminare senza dolore, ma vogliono tornare anche a fare sport, recuperare il naturale movimento del ginocchio e la qualità di vita che avevano prima dell’artrosi. Con il robot, il posizionamento delle componenti protesiche viene studiato e “testato”, prima dell’intervento, su un modello virtuale 3D del ginocchio del paziente, assecondando il normale movimento del ginocchio e le giuste tensioni legamentose. Questo permette al chirurgo di prevedere prima dell’impianto della protesi i risultati della sostituzione protesica in statica e dinamica».
I vantaggi per il paziente:
• Massima accuratezza nella posizione dell’impianto sia statico che dinamico
• Minor dolore e assunzione di farmaci antidolorifici dopo l’intervento
• Ridotti tempi di degenza
• Massimo recupero possibile del movimento naturale del ginocchio
• Migliore propriocettività, che si traduce in maggiore confidenza con l’articolazione protesizzata.
• Più rapido ritorno alla vita quotidiana e allo sport
• Maggiore durata della protesi
Chirurgia robotica: ecco come funziona
Il robot non si sostituisce al chirurgo, ma lo aiuta nella pianificazione dell’intervento e, in sala operatoria, lo assiste nel rimuovere solo la porzione ossea usurata, permettendo di effettuare interventi di protesi estremamente precisi e personalizzati.
Un protocollo innovativo per l’intervento al ginocchio è l’approccio Fast Track, che permette di ridurre la degenza ospedaliera da 7-8 giorni a 2-3 giorni.
Per Fast-Track si intende un percorso multidisciplinare finalizzato a ridurre lo stress operatorio per il paziente e la durata del ricovero ospedaliero.
Il percorso Fast-Track nella chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio ha l’obiettivo di consentire al paziente un rapido rientro al domicilio e ritorno alla quotidianità.
La gestione multidisciplinare del paziente prima, durante e dopo l’intervento, riduce fortemente lo stress psico-fisico e il dolore post-operatorio e agevola la ripresa del movimento.
I pazienti candidati a questo percorso devono essere selezionati dal team di specialisti: in particolare devono avere un buon grado di autonomia fisica, non devono avere elevate comorbilità (cioè poche patologie associate), devono essere determinati a voler rientrare rapidamente alla quotidianità, devono avere un familiare che li segua e dopo la dimissione li accompagni al più vicino centro di Riabilitazione.
Nei pazienti candidati al Fast-Track diventa fondamentale il momento del pre ricovero, in cui il paziente viene informato sul come prepararsi al dolore post-operatorio, come alimentarsi, come utilizzare le stampelle, quali esercizi eseguire per rinforzare la muscolatura, migliorare la postura e la percezione dell’arto operato al fine di arrivare “preparato” all’intervento.
Al paziente vengono inoltre fornite indicazioni sui comportamenti da adottare sin dall’immediato post-operatorio, sia per la prevenzione delle complicanze sia per la ripresa delle attività quotidiane.
Il programma riabilitativo ha inizio 4 ore dopo l’intervento, con la mobilizzazione passiva e la ripresa della deambulazione assistita con due stampelle.
La riabilitazione prosegue in modo intensivo nei giorni successivi, con l’obiettivo di raggiungere un adeguato recupero operativo, tale da rendere il paziente autonomo nelle sue attività principali, come la cura della persona, la deambulazione, la capacità di salire e scendere le scale.
In 3 o 4 giorni, in base allo stato di salute del paziente e al raggiungimento degli obiettivi programmati, la persona viene dimessa dall’ospedale con l’indicazione di proseguire le cure riabilitative nella modalità indicata dallo specialista.
Oltre che eseguire una attenta emostasi intraoperatoria, grazie all’introduzione sistematica dell’acido tranexamico (un particolare farmaco che riduce il sanguinamento) riusciamo a ridurre le trasfusioni e soprattutto a eliminare i drenaggi chirurgici, molto scomodi e fastidiosi per il paziente.
Vantaggi rispetto alla tecnica tradizionale:
1. Maggior rispetto dei tessuti nobili del nostro organismo
2. Chirurgia compartimentale (si sostituisce solo il compartimento danneggiato) a risparmio del legamenti crociati del ginocchio, sia anteriore che posteriore
3. Meno dolore (analgesia pre e post-operatoria) e ridotto sanguinamento
4. Abbandono dei drenaggi chirurgici e delle graffette metalliche
5. Avvio alla deambulazione con stampelle a 6 ore dall’intervento
6. Precoce presa in carico da parte dell’ equipe dei fisioterapisti
7. Rapido rientro al domicilio (circa 3 giorni dall’intervento) con programma di fisioterapia ambulatoriale.